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Tradurre alcune parole “intraducibili”

Sarà possibile realizzare una traduzione letteraria bella e fedele? Ogni cultura descrive l’emozione e le sue sfaccettature in modo unico.

11 apr 2023 Articoli - Tempo di lettura: min.

Il significato della parola "traduzione" è "muovere, trasferire, volgere un testo da una lingua a un'altra". Nel linguaggio burocratico "tradurre" significa anche "accompagnare qualcuno da un posto a un altro", specialmente un detenuto: il testo originario diventa simbolicamente "prigioniero" nella mente del traduttore per poi essere liberato e "trasformato" in un'altra lingua.

Mentre il traduttore trans/porta il testo dalla lingua di origine a quella di destinazione, cerca di non alterare il significato del testo, conservando lo stile della scrittura (in una poesia anche ritmo, rima e metrica). Il traduttore compie le sue scelte in base alla natura del testo e agli scopi della traduzione.

Comprendere le espressioni e i modi di dire significa conoscere non solo i significati delle parole scritte e il modo in cui sono combinate, ma anche altre informazioni non linguistiche, e valutare se lo scrittore sia riuscito a soddisfare determinati standard generali di comunicazione (si presume che il testo di partenza sia stato accuratamente revisionato e corretto). Il traduttore deve porsi come obiettivi la corretta comunicazione e la lealtà nei confronti dei lettori, traducendo fedelmente il più possibile il testo originale.

Una delle difficoltà che il traduttore incontra durante il lavoro di traduzione deriva dal fatto che una sua interpretazione errata in fase di lettura porterà sicuramente a rappresentazioni fuorvianti dell'originale nella mente dei suoi lettori. Quale sarà la strategia traduttiva e chi sarà il lettore modello? Da una parte il traduttore non potrà scegliere una sola tecnica, a seconda dei casi userà varie tecniche traduttive senza perdere di vista lo scopo principale della fiction: il divertimento.

Non si capisce bene per quali motivi oscuri alcuni traduttori cercano insistentemente a tradurre ogni termine della lingua di partenza pur non avendo un corrispondente in quella di arrivo, quando realmente, molto materiale linguistico "circola", entra ed esce liberamente tra una lingua e un'altra, tra lingue affini ma anche culturalmente molto lontane p.es. dal giapponese: sushi, sashimi, geisha, judo, origami, kimono, kamikaze, tenendo conto inoltre che ogni tanto prendere Roma per Toma alcune parole sia del tutto "normale". Molte parole vengono usate impropriamente e altre addirittura cambiano significato nella lingua di arrivo. I dizionari non riescono a essere aggiornati con le nuove parole che entrano in una lingua, dalle altre lingue o i nuovi costrutti. Il traduttore spesso cerca di dominare l'uso della lingua per altre ragioni che sicuramente hanno poco a che fare con l'etica della comunicazione. Diventa importante rendere il significato di una parola o espressione, anche perifrasando, cioè liberamente ma fedele al senso, tenendo conto dell'effetto che esso produce nel lettore. Dall'altra parte la fedeltà nei confronti del testo di partenza non deve essere costrizione poiché come tale produrrà solo effetti negativi: Ford, introducendo la Pinto in Brasile, non ha tenuto conto del fatto che "pinto" in dialetto brasiliano significa "piccoli genitali maschili". Il nome dell'auto è stato poi cambiato in "Corcel" che significa "cavallo".

Avendo in mente il triangolo semiotico come sarà possibile valutare la fedeltà di un testo tradotto?… La letteratura è in rapporto con il lettore e con la sua immaginazione. Jean-Paul Sartre diceva che la letteratura "si fa nel linguaggio ma non è mai data nel linguaggio; essa è un rapporto fra gli uomini e un appello alla loro libertà. Oltre e più che essere "oggetto", la letteratura è "relazione".

Le emozioni sono universali e la lingua delle emozioni "parla" tutte le lingue del mondo, però non tutte le parole di una lingua hanno un equivalente o una parola (traducente) che si possa considerare l'esatto corrispondente o che si possa tradurre con la stessa incisività in un'altra lingua.

Ci sono parole apparentemente intraducibili che racchiudono stati d'animo e sensazioni difficili da tradurre; con questo si intende che nella lingua di arrivo non possono essere sintetizzate in una sola parola e quindi hanno bisogno di una spiegazione breve o lunga.

La parola "amore" ha tante sfaccettature. Alcune parole in albanese descrivono situazioni tipiche dell'innamoramento per le quali in italiano bisogna usare più parole o anche frasi intere (può succedere anche viceversa: una parola in italiano non può essere tradotta in albanese se non perifrasandola). Questo fenomeno è del tutto normale. Quello che affascina è come una parola possa indicare un'ampia varietà di sentimenti e atteggiamenti con sfumature diverse in albanese e non trova un traducente in italiano ma richiede frasi intere, o qualche volta non è affatto intraducibile. Forse perché le condizioni culturali in cui viviamo sono diverse da un paese all'altro (possiamo pensare p.es. alla parola besa in albanese).

Nel caso di un testo tecnico, dove la tecnica della traduzione ad verbum (parola per parola) è quella dominante, lo storico dilemma della traduzione quasi perde il suo significato: il ferro, elemento chimico di simbolo Fe rimane sempre ferro, in qualsiasi lingua. In un testo letterario invece si "trasportano" (e trasformano) da una lingua/cultura a un'altra, parole che non significherebbero nulla se considerate solo come somma dei significati dei loro componenti (espressioni idiomatiche): venire ai ferri corti – giungere a un deciso e violento contrasto – mettere a ferro e a fuoco – devastare, distruggere. Secondo De Mauro «il gioco combinatorio e metaforico originario si è perduto e l'intero sintagma, nel suo complesso, vale come una parola e monema lessicale unico».

Si parla così di traduzione ad sensum (a senso); ut orator (in modo creativo); ut interpres (interpretando); ecc. si tratta non solo di capire il significato letterale ma anche il valore metaforico e simbolico di tali espressioni.

Di seguito vengono proposte alcune parole che descrivono vari stati d'animo in lingua albanese e che possono servire come spunto di riflessione. Alcune di queste parole vengono adoperate dal bilingue per esprimere un concetto con le sue sfaccettature in una lingua "mista", albanese/italiano, senza porsi minimamente il problema della traduzione.

Proviamo a tradurre alcune parole tramite le quali si esprime un sentimento come l'amore, dall'albanese in italiano:

Grymaç – È la nostalgia mista all'amore per una persona lontana.

Kanakar – Si dice di una bambina o un bambino che è amato, vezzeggiato e coccolato da tutti. È una ragazza kanakare. È un ragazzo kanakar.

Marakli (o merakli) – Persona che s'innamora velocemente e facilmente. Uomo marakli. Donna marakleshë.

Mikloj – Significa accarezzare qualcuno con amore, passandogli una mano sopra i capelli, le spalle ecc. e pronunciando parole dolci e complimenti.

Përgjëruar – Amore profondo, fatto di tormento e nostalgia insieme, nei confronti di qualcuno/a.

Pafashitur – Si dice di un sentimento di dolore e/o di amore che continua nel tempo senza affievolirsi, ma anzi autoalimentandosi in continuazione.

Pavenitur (Dashuri e pavenitur) – È un amore che non si è indebolito, che non ha perso vitalità e naturalezza, e rimane invece forte e gioioso.

Prushtë (Dashuri e prushtë) – Esprime un sentimento intenso, un amore che brucia come carboni ardenti e sembra schizzare scintille. Si usa anche per l'odio (Urrejtje e prushtë).

Foleqesh – Termine formato da due parole: Fole ("parla"), e Qesh ("ride"). Si dice di una persona che parla e ride amichevolmente con gli altri e che è affettuosa, premurosa, allegra con tutti, quindi amata da tutti.

Anche le espressioni idiomatiche possono essere un vero grattacapo per il traduttore.

Con questo modo di dire: I ka hyrë fitili – "…è stata innescata la miccia", ci si riferisce a una persona innamorata alla quale è impossibile far cambiare idea, il processo è irreversibile.

E ka zënë qymyri – è un'altra espressione idiomatica, "Intossicazione da monossido di carbonio". Si dice scherzosamente di una persona innamorata che ha perso la testa. Per un albanese, questo tipo d'innamoramento è come il monossido di carbonio: causa vertigini, esaurimento, debolezza, dolore al petto ecc.

Spesso, per il traduttore il problema da risolvere è trovare il modo di restituire questi significati in italiano. Ci può essere di grande aiuto tenere sempre a mente il concetto di parola: «Complesso di suoni organizzato sotto l'azione più o meno accentratrice di un "accento": corrisponde a una "immagine di una nozione o di una azione" (amore, amare) nel caso di parole 'principali', oppure a un "rapporto" nel caso di parole 'accessorie' (sovente, durante, nonostante)».

Nel suo articolo "La formazione di parole" Claudio Iacobini, tra le diverse regole parla di blocco: un principio generale che condiziona l'uso effettivo di parole ben formate da un punto di vista morfologico: "Secondo tale principio, l'entrata in uso di una parola possibile si può avere solo se non esiste già una parola che occupa il posto di quella potenziale".

Alcuni anni fa, quando in Albania non esistevano ancora le autostrade, traducendo un manuale di guida, provai a creare un neologismo (senza successo): "autorrugë", prendendo spunto dalla parola autoroute in francese o autobahn in tedesco: auto-, primo elemento di parole composte, con il significato di "veicolo a motore" o "che ha relazione con l'automobile" e "rrugë" strada (forse in albanese il termine si adoperava con il significato del latino rupta, via, rotta, cioè aperta "rompendo" la foresta, o ruga riga, linea, solco). La parola autorrugë/a, è perfettamente regolare da un punto di vista sia formale sia semantico. Il motivo per cui una parola come autorrugë non è entrata nell'uso della lingua è che per esprimere il significato di «strada per automobili» in albanese era già entrata la parola autostrada, (chiaramente un calco dall'italiano) che dunque occupava lo spazio semantico della parola potenziale.

Spesso è impossibile tradurre una parola dalla lingua di partenza in quella d'arrivo con la stessa incisività. P.es. in albanese mustaqepadirsur (agglutinamento di "mustaqe" baffi, "pa" senza e "dirsur" sudato, metaforicamente spuntati) significa "persona giovane, che non gli sono ancora spuntati i baffi". Il termine può essere tradotto nel senso di uomo immaturo o uomo con poca esperienza, dipende dal contesto.

Sarà possibile realizzare una traduzione letteraria bella e fedele?

Ogni cultura descrive l'emozione e le sue sfaccettature in modo unico. La traduzione letteraria aiuta "semplicemente" ad arrivare alla lingua universale dello spirito umano e tradurre diventa l'atto dell'evocare sentimenti suscitati dalle parole del testo d'origine in sentimenti/concetti simili ma con altri suoni-parole nel testo tradotto.

Tradurre diventa simile alla trascrizione di una canzone o di un'opera musicale, della melodia principale di un brano per orchestra o strumento solista, è come svolgere la sua stesura e adattamento per uno strumento differente, ovviamente avendo cura del genere musicale. Preservare il genere significa essere "fedeli", tutto il resto, con la dovuta perizia, fa parte del "bello".

Il testo letterario, come dice Cesare Segre, compie una "introiezione dei riferimenti contestuali", producendo senso all'interno di una cerimonia formale.

Invece Joahnna Rodda, traduttrice, crede che: tradurre – manipolare le parole di una lingua per trasformarle nelle frasi gradevoli e logiche equivalenti in un'altra lingua – sia veramente un'arte. La traduzione segue lo stesso processo come la creazione iniziale di un'opera d'arte: definire i concetti originari in una diversa successione di simboli, cioè le parole della lingua in cui è tradotto il testo.

Gino LUKA

Pubblicato per la prima volta in: Albania News

https://www.albanianews.al/cultura/tradurre-parole...

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